Premettendo che la modalità del colloquio cambierà a seconda dell'insegnante, ci sono dei punti specifici utili da tenere a mente per tutti i colloqui nella tradizione Birmana di Vipassana Satipatthana.
Il colloquio serve all'insegnante per capire se avete compreso il metodo, se riuscite ad applicarlo e in che fase della pratica vi trovate. In base a questo l'insegnante darà dei suggerimenti su come proseguire e come affrontare le difficoltà che state incontrando. Per questo motivo il colloquio è molto diverso da una seduta di psicoterapia e si dovrebbero riferire solo alcune informazioni specifiche e concise:
- Riferire quali oggetti osservate e se riuscite a seguirli (il movimento dell'addome, il respiro al naso, o qualunque altro oggetto che diventa predominante come il dolore, sonnolenza, emozioni, suoni, ecc.)
- Come lo osservate (come ne diventate consapevoli: se lo etichettate oppure no, se ne vedete la comparsa o se vi accorgete che c'è solo dopo un pò, se riuscite a vedere il momento in cui scompare, se è chiaro o non è chiaro, quanto tempo riuscite a rimanere con l'oggetto.)
- Che esperienza fate o cosa succede: se siete consapevoli delle caratteristiche degli oggetti (durezza, tensione, calore, movimento, piacevole, spiacevole, ecc. o se vedete concetti di forme, immagini, colori), se vi accorgete della relazione tra un oggetto e un altro (con la rabbia sorgono specifiche sensazioni nel corpo, la noia fa sorgere l'intenzione di fare qualcosa d'altro, ecc.), se vi identificate coi fenomeni o se riuscite a vederli con un pò di distanza, se la mente sembra andare verso l'oggetto o se è l'oggetto che sembra venire alla mente; che reazioni ha la mente e se vi accorgete di queste reazioni e cosa fate, ecc.
- Quali difficoltà sorgono e cosa fate: pensieri, fantasticherie, desideri, avversioni, pigrizia, sonno, noia, agitazione, ansia, paura, dubbio, ecc., come vi relazionate, come le osservate, che metodi applicate per gestirle.
Si cerca di riferire l'esperienza in modo più oggettivo possibile, come la sentiamo nel corpo e che caratteristiche ha, senza quindi descrivere il contenuto dei pensieri o perché e con chi siamo arrabbiati, né di raccontare all'insegnante la nostra vita privata passata, presente o futura, (a meno che non sia necessario).
Di seguito un esempio di come si potrebbe strutturare un colloquio:
Oggetto primario:
Potete iniziare parlando dell'oggetto primario, il salire e scendere dell'addome o il respiro alle narici. E' importante descrivere l'oggetto primario in termini chiari e semplici con i principali dettagli che avete osservato. Se riuscite a seguirlo, per quanto tempo, che cambiamenti osservate nel corpo o eventualmente anche nella mente, ecc.
Oggetto secondario:
Esempi di oggetti secondari sono:
- Sensazioni fisiche come dolore, prurito, dura, freddo, rigidità, ecc.
- Pensieri: idee, riflessioni, pianificazioni, ricordi, fantasie, ecc.
- Stati mentali: rabbia, orgoglio, gioia, calma, noia, consapevolezza, distrazione, ecc.
- Rumori o altri oggetti dei sensi: suoni, immagini, odori, ecc.
Se, mentre stiamo osservando l'oggetto primario, uno di questi oggetti diventa predominante rispetto al nostro oggetto, il meditante dovrebbe dirigere l'attenzione verso questo oggetto secondario e osservarlo con la stessa modalità. Che caratteristiche ha, come cambia, come lo sentiamo nel corpo, che reazioni provoca, se vediamo il momento in cui scompare. Una volta scomparso o diminuito d'intensità è possibile tornare all'osservazione dell'oggetto primario.
Si può concludere parlando della meditazione camminata e della consapevolezza nelle attività quotidiane.