Istruzioni di Meditazione


Di Sayadaw U Vivekananda

Un meditante dovrebbe scegliere una postura seduta che possa mantenere comodamente per un lungo periodo di tempo, senza provare alcun dolore posturale. Se non si riesce a sedere nella posizione del loto completo, si può provare a sedersi nella posizione del mezzo loto; se questa risulta difficile, si può provare a sedersi nella posizione birmana, ovvero posizionando un piede davanti all’altro senza che le gambe si sovrappongano. Se si riscontrano difficoltà a sedersi in questa posizione, si può prendere in considerazione l’idea di sedersi su un panchetto, oppure su una sedia senza appoggiarsi allo schienale. Mantenere la postura seduta il più diritta possibile, idealmente a novanta gradi rispetto al suolo, ma in modo rilassato e naturale.

  • Mani. Quando siete seduti, posizionate le mani sulle ginocchia o tra le ginocchia, oppure appoggiatele in grembo; qualsiasi posizione delle mani va bene.
  • Respirazione. La respirazione, come raccomandato dal defunto Ven. Mahasi Sayadaw della Birmania, dovrebbe essere naturale. Lasciate che il respiro avvenga da solo, a volte sarà più veloce, poi etichettatelo, osservatelo, conoscetene la natura. Quando a volte il respiro rallenta, diventa più sottile, accettatelo come tale ed etichettatelo, osservatelo e conoscetene la natura così com’è.
  • Oggetti Primari e Altri Oggetti Predominanti. L’oggetto primario della pratica meditativa durante la meditazione seduta è l’osservazione dei movimenti di salita e discesa dell’addome. Non appena si verifica il “salire”, etichettatelo e cercate di osservarlo dall’inizio alla fine, cercando anche di conoscerne la natura. La stessa istruzione si applica poi al movimento di discesa dell’addome. Quindi, fin dall’inizio, etichettatelo brevemente come “scendere” e poi cercate di osservarlo dall’inizio alla fine, passando per la parte centrale; cercate anche di conoscerne la natura in termini di sensazioni predominanti o tipo di movimento. Per quanto riguarda l’osservazione del “salire” e del “scendere”, così come di altri oggetti predominanti, come vedremo più avanti, ci sono tre cose coinvolte, ovvero: il manifestarsi dell’oggetto, l’etichettatura più l’osservazione dell’oggetto, e la conoscenza della sua natura. Per quanto riguarda la manifestazione di un oggetto, non c’è molto da fare, questo accadrà da solo. L’etichettatura richiede un certo sforzo da parte vostra: notate l’oggetto con l’etichettatura mentale, lo osservate dall’inizio alla fine e poi l’ultimo aspetto è conoscere la natura dell’oggetto. La massima generale per l’osservazione degli oggetti predominanti è la seguente: etichettare, osservare e cercare sempre di conoscere la natura dell’oggetto più predominante che si manifesta nel corpo o nella mente, iniziando con l’osservazione del movimento di salita e discesa dell’addome. Un’ulteriore istruzione è di osservare sempre, o il più possibile, un oggetto alla volta e non cercare di osservarne due o tre contemporaneamente.

Mentre un meditante osserva il movimento di salita e discesa dell’addome o qualche altro oggetto predominante, può capitare che la mente divaghi, che pensi a qualcosa che non è ancora accaduto, che potrebbe accadere in futuro, o che stia ricordando e vivendo il passato. In questo caso, considerate la pianificazione o l’immaginazione come un oggetto, etichettatelo di conseguenza, osservatelo cercando di comprenderne la natura, e poi tornate all’osservazione del “salire” e “scendere”. Allo stesso modo, quando il ricordare è predominante, consideratelo come un oggetto, etichettatelo di conseguenza come “ricordare, ricordare” e poi osservatelo e comprendetene la natura; una volta che i ricordi o il ricordare saranno scomparsi, tornate all’osservazione del movimento di salita e discesa dell’addome.

Mentre osservate il movimento di salita e discesa dell’addome, potrebbe capitare che un dolore emerga in primo piano nella osservazione. In tal caso, lasciate andare l’osservazione del “salire” e “scendere” e concentrate l’attenzione su questo dolore predominante, etichettandolo di conseguenza e poi cercando di osservarlo il meglio possibile, cercando di comprenderne la natura. Quando si tratta di osservare dolori, indolenzimenti e altre sensazioni corporee predominanti, ci sono quattro categorie fondamentali a cui potresti prestare attenzione, ovvero:

  • Caratteristiche: Che tipo di dolore sta sorgendo,
  • Intensità: Come si sta comportando in termini di intensità,
  • Luogo: Come si sta comportando in termini di luogo.
  • Durata: quanto dura in termini di tempo.

Per approfondire questo aspetto, quando si manifesta un dolore, cercate di osservarlo attentamente e di scoprire di che tipo di dolore si tratta: esiste una grande varietà di dolori, potrebbe essere un dolore lancinante, un dolore perforante, un dolore squarciante, un dolore duro, un dolore tagliente, un dolore bruciante e così via. Successivamente, osservate attentamente questo dolore e cercate di scoprire se la sua intensità sta diminuendo o aumentando. Osservando un dolore, potreste scoprire che si manifesta in un punto e poi si sposta, si diffonde su un’area più ampia – in questo caso, prestate attenzione a questo – oppure potrebbe accadere che il dolore si manifesti, lo osserviate per un po’ e poi scompaia nello stesso punto. Per quanto riguarda la durata del dolore, del fastidio o di un altro oggetto predominante, l’oggetto potrebbe durare pochi istanti, qualunque esso sia, siatene consapevoli. Una volta che il dolore è scomparso, tornate a osservare il “salire” e “scendere”. Ora, mentre osservate un dolore, cercate di farlo con la massima pazienza e accettazione possibile, cercate di non cambiare subito postura, cambiatela solo se il dolore diventa lancinante. Se dovetei cambiare la postura, cercate di farlo lentamente e con consapevolezza.

Fondamentale per il successo della meditazione Vipassana è la continuità della propria consapevolezza. Continuità della consapevolezza significa cercare di mantenere la consapevolezza momento dopo momento, in modo che ogni momento di consapevolezza sia connesso al momento successivo. Altri fattori che contribuiscono al successo della meditazione Vipassana sono:

  • • MIRARE, nella lingua Pali detto vitakka. Per mirare si intende focalizzare l’attenzione direttamente sull’oggetto e cercare di non superarlo o mancarlo in alcun modo.
  • • SFREGARE l’oggetto, nella lingua Pali detto vicara. Per sfregamento si intende che la mente che osserva e conosce è in stretto contatto con l’oggetto e letteralmente si strofina contro di esso.
  • • SFORZO, detto viriya. Ora, la sola presenza di mirare e sfregare non sarà sufficiente; sarà necessario anche lo sforzo, ed è il fattore mentale dello sforzo che spingerà la mente che osserva e conosce verso l’oggetto..

Solo allora, in presenza di questi tre fattori, ovvero mirare, sfregare e lo sforzo, può sorgere la consapevolezza e si può quindi osservare correttamente un oggetto e conoscerne la natura.

Per quanto riguarda le istruzioni sulla meditazione camminata formale, possiamo innanzitutto dire che la meditazione camminata è importante quanto la meditazione seduta. Si può approfondire la propria saggezza sia nella meditazione seduta che in quella camminata. Di conseguenza, i meditanti principianti sono incoraggiati a dedicare la stessa quantità di tempo alla meditazione camminata e alla meditazione seduta. Nella tradizione Mahasi di Vipassana, ai meditanti viene richiesto di alternare la meditazione seduta e quella camminata, quindi di fare un’ora di meditazione seduta e un’ora di meditazione camminata. Forse un meditante principiante potrebbe non essere in grado di stare seduto per un’ora intera e potrebbe farlo per un po’ meno, ad esempio 45 minuti, e poi camminare per 45 minuti, poi sedersi per 45 minuti e poi ancora camminare per 45 minuti. Il Ven. Mahasi Sayadaw della Birmania fornisce istruzioni su tre forme di meditazione camminata formale:

  • Il primo è di essere consapevoli quando si muove la gamba sinistra e etichettarlo come “passo sinistro” o “sinistra”, mentre quando si muove la gamba destra, etichettarlo e osservarlo come “passo destro” o “destra”. Questa forma di meditazione camminata può essere eseguita leggermente più velocemente, sebbene sia comunque più lenta della camminata normale.
  • La seconda forma di meditazione camminata consiste nel dividere un passo in due parti, ovvero il sollevamento del piede e poi l’abbassamento, incluso il suo appoggio. Quando si solleva, si etichetta questo gesto come “sollevare”, e poi si cerca di osservare l’intero processo di sollevamento in termini di sensazioni, movimenti, ecc. dall’inizio alla fine. Quando si abbassa, si etichetta brevemente questo gesto come “abbassare” e poi si osserva nuovamente l’intero processo dall’inizio alla fine, cercando di comprendere la natura delle diverse sensazioni o dei movimenti coinvolti nel processo di appoggio del piede a terra. Questa seconda forma di meditazione camminata sarà eseguita più lentamente della prima.
  • Per quanto riguarda la terza forma di meditazione camminata, dividiamo un passo in tre parti: abbiamo il processo di sollevamento, poi quello di avanzamento del piede e infine l’abbassamento, che include l’appoggio del piede a terra. La prima e l’ultima parte, ovvero il “sollevare” e l'”appoggiare”, sono già state descritte; la novità è solo il movimento in avanti del piede. All’inizio, lo definiamo brevemente come “muovere” o “avanti” e poi cerchiamo di osservare questo movimento in avanti il più possibile dall’inizio alla fine. Questa terza forma di meditazione camminata è eseguita ancora più lentamente delle altre due.

Breve illustrazione di una meditazione camminata:

  • Cerca di mantenere il corpo il più eretto possibile,
  • Posiziona le mani dietro la schiena o davanti al corpo,
  • Concentra lo sguardo su un punto a circa 3 o 4 metri di distanza,
  • Cerca di controllare i tuoi sensi e di non guardarti intorno inutilmente; se devi guardarti intorno, fallo consapevolmente, etichettando l’intenzione di guardare e poi osservando consapevolmente un oggetto,
  • Scegli un percorso lungo tra i 5 e i 10 metri e che non si incroci con la meditazione camminata di altri meditanti.

  1. Per quanto riguarda la prima forma di meditazione camminata, quando la gamba sinistra si muove, la etichettiamo “passo sinistro” e cerchiamo di osservare le sensazioni più predominanti nella gamba, ovunque si manifestino, quindi potrebbe essere nel piede, nel ginocchio, nella coscia o in qualsiasi altro punto. Ora, quando la gamba destra si muove, la etichettiamo “passo destro” e di nuovo cerchiamo di osservare le sensazioni più predominanti che si verificano nella gamba destra. Quindi “passo sinistro”, “passo destro”, “passo sinistro”, “passo destro”. Quando arrivate alla fine del percorso e siete in piedi, considerate la posizione eretta stessa come un oggetto, etichettatela come “in piedi”, osservatela il più possibile e poi cercate di comprendere la natura della postura eretta. Ora, quando vi girate e l’intenzione di girare è predominante, consideratela come un oggetto, etichettatela di conseguenza come “intenzione”, quindi osservate ed eseguite il processo di rotazione; etichettatelo come “girare, girare” e di nuovo “girare, girare”. Quando vi trovi di nuovo fermi in piedi, prendete di nuovo questo come un oggetto, etichettatelo come “in piedi, in piedi”, osservatelo attentamente e cercate di riconoscere le sensazioni più predominanti che si verificano nel piede o nella gamba o in altre parti del corpo.

  2. Per la seconda forma di meditazione camminata, etichettate il processo di sollevamento mentre il piede si muove verso l’alto e poi osservate attentamente le diverse sensazioni che sono coinvolte nel sollevamento del piede, come il rilascio della pressione nel tallone, l’allungamento dei muscoli della pianta del piede, e poi forse una certa tensione, indurimento nelle dita del piede. Prestate anche molta attenzione alle sensazioni predominanti mentre il piede si muove verso l’alto. Quando state per abbassare il piede, considerate questo stesso oggetto, etichettatelo di conseguenza, come “abbassare” e poi osservate attentamente l’intero processo di abbassamento dall’inizio alla fine, questo includerà l’appoggio del piede a terra e quando il piede tocca per la prima volta il suolo, cercate di riconoscere le sensazioni più predominanti, come forse la sensazione di ruvidità o sensazione di levigatezza, sensazione di durezza o morbidezza, di caldo o freddo e di pressione. La pressione potrebbe anche aumentare. Quando l’altro piede si solleva, etichettatelo come “sollevare”, osservatelo attentamente e conoscetene la natura. Quando appoggiate il piede, etichettatelo come “appoggiare”, osservatelo dall’inizio alla fine e cercate di comprendere la natura dell’oggetto. Quando arrivate alla fine del percorso e vi trovate in ​​piedi, prendete gentilmente la posizione stessa come oggetto di osservazione, etichettatelo di conseguenza, osservatelo, conoscetene la natura.

Quando vi voltate, siate consapevoli dell’intenzione di voltarvi se è predominante; se non lo è, non c’è bisogno di etichettarla, e poi etichettate e siate consapevoli del processo fisico effettivo di girare il corpo. Facciamo questo: “intenzione” e poi “girare, girare, girare, girare” e poi di nuovo etichettate come “in piedi, in piedi”. Per quanto riguarda la seconda e la terza forma di meditazione camminata, assicuratevi di non fare passi lunghi perché, se lo faceste, potrebbe facilmente accadere che mentre appoggiate un piede a terra l’altro piede si stacchi già da terra e, di conseguenza, la mente non sappia più quale oggetto osservare e potrebbe dover passare rapidamente da un piede all’altro; quindi, scegliete passi brevi.


  • Per quanto riguarda il terzo tipo di meditazione camminata lo eseguiamo il più lentamente possibile e dividiamo ogni passo in tre parti: “sollevare”, “muovere” e “abbassare”, incluso il posizionamento del piede a terra. Per illustrarlo: “sollevare” – e mentre solleviamo, cerchiamo di riconoscere tutte le sensazioni predominanti che si verificano – poi, all’inizio del movimento in avanti, lo etichettiamo come “muovere” e osserviamo le diverse sensazioni che si presentano, come una certa oscillazione del piede, come forse la perdita di equilibrio, e potrebbe esserci anche una certa pesantezza o leggerezza del piede o, a volte, i meditanti affermano che non c’è alcuna sensazione particolare. Inoltre, quando osservate il movimento in avanti, verificate attentamente se si tratta di un movimento continuo o meno; può capitare che a volte il movimento in avanti sia in qualche modo ostacolato, in questo caso siatene consapevoli e segnalatelo di conseguenza. Ora, quando abbassate, posizionando il piede a terra, etichettatelo come “abbassare”. Diciamo: “sollevare, muovere, abbassare (posizionare)”, e ancora “sollevare, muovere, abbassare”. La meditazione camminata richiede un impegno massimo, ovvero più lentamente si esegue la meditazione camminata, maggiori saranno i progressi in termini di sviluppo della saggezza. Rallentando, la meditazione camminata aiuterà chi medita a vedere chiaramente tutti i molteplici processi fisici e mentali coinvolti

La consapevolezza dovrebbe essere presente e dovrebbe essere applicata dal momento in cui ci svegliamo al mattino fino al momento in cui ci addormentiamo. La consapevolezza durante le attività generali include la consapevolezza di azioni semplici come aprire e chiudere gli occhi, togliersi le scarpe e riporle da qualche parte, per poi rimettersele, ecc. La consapevolezza delle attività generali include anche il processo di mangiare, fare colazione, pranzare e bere il succo di frutta la sera. La consapevolezza dovrebbe essere applicata anche durante le attività quotidiane come andare in bagno, lavarsi i denti, fare la doccia e simili. Proprio come per la meditazione camminata formale, il controllo dei sensi e il rallentamento delle proprie attività sono di fondamentale importanza. Quindi, quando fate qualcosa, cercate di farla senza guardarvi intorno inutilmente, sapendo che questo ostacolerebbe lo sviluppo della concentrazione. Tutte le attività generali che state cercando di svolgere devono essere svolte il più lentamente possibile, prestando molta attenzione a ogni piccolo dettaglio.

  • Il processo del colloquio inizia già con la meditazione seduta o camminata. Dopo una buona sessione di meditazione seduta o camminata, sentiti libero di scrivere le tue esperienze; ​​questo è consigliato a tutti coloro che non hanno una memoria perfetta.
  • Quando ti presenti per un colloquio, assicurati di essere pronto e di essere, per così dire, in coda per risparmiare tempo. Altrimenti, se l’insegnante deve andare a cercarti, si perde tempo prezioso.
  • Quando entri nell’area del colloquio, cerca di essere il più consapevole possibile! Il modo in cui un meditatore si presenta al colloquio riflette già in una certa misura a che punto si trova la sua pratica, che la pratichi con dedizione o meno.
  • Nel presentare la tua relazione cerca di essere breve e conciso e di rispettare gli standard applicati nelle scienze moderne, in particolare perseveranza, accuratezza e precisione.
  • Quando presenti la tua relazione, menziona l’occorrenza dell’oggetto, se lo hai etichettato o meno e come, e poi cosa hai imparato sulla natura dell’oggetto.
  • Naturalmente, il tempo a disposizione durante i colloqui è limitato; pertanto, riporta solo le parti delle tue migliori sedute di meditazione e delle tue migliori meditazioni camminate effettuate nelle ultime ventiquattro ore. Se non sai esattamente quali siano state le tue migliori sedute di meditazione e le tue migliori meditazioni camminate, scegli la seduta o la sessione di camminata che meglio riflette la tua pratica di meditazione.
  • Quando presentate il vostro resoconto cercate di farlo usando un linguaggio semplice e senza ricorrere a espressioni tecniche in Pali.
  • Cercate di non raccontare con l’immaginazione, ma piuttosto di descrivere semplicemente ciò che è realmente accaduto.
  • Un altro punto a cui prestare attenzione è non valutare la propria pratica; questo è il dovere o il compito dell’insegnante di meditazione.
  • Quando presentate il vostro resoconto potreste sentirvi un po’ nervosi; non ce n’è bisogno, considerate semplicemente l’insegnante come un amico che è lì per aiutarvi nella vostra pratica di meditazione.

Di solito, il fatto di dover presentare una relazione durante un colloquio stimola la pratica della meditazione e, oltretutto, si ha il vantaggio di ricevere preziosi consigli.

All’inizio del ritiro, è probabile che i meditanti incontrino le seguenti difficoltà: pigrizia e sonnolenza, mente divagante, dolori e fastidi, difficoltà a seguire il programma e un certo scoraggiamento.

  • Quando si tratta di pigrizia e torpore, bisogna lavorarci sopra e esserne consapevoli, bisogna intensificare i propri sforzi e cercare ripetutamente di superarli; prima o poi si placheranno.
  • Nel caso della mente vagante, i meditanti, sempre con molta pazienza, dovrebbero essere consapevoli della mente divagante il più rapidamente possibile, quindi etichettarla, osservarla e comprenderne la natura. Se la mente divagante scompare da sola, allora si torna a osservare il “salire” e il “scendere”; in caso contrario, si osserva la mente vagante ancora per un po’ e poi, se non si ferma, si lascia andare e si torna a osservare il “salire” e il “scendere” dell’addome. È importante non attaccarsi né identificarsi con il contenuto di questi pensieri. La mente vagante è solo un altro fenomeno mentale, uno tra i tanti fenomeni mentali.
  • Nel corso della pratica meditativa, i meditanti sono destinati a imbattersi in ogni sorta di dolore e indolenzimento, che devono essere osservati con molta pazienza, accettazione, determinazione e distacco. Un dolore non è necessariamente qualcosa di cui disperare, ma piuttosto può essere visto come un modo per rafforzare la propria concentrazione mentre si lavora e si osserva.
  • I meditanti principianti potrebbero avere difficoltà a seguire il programma, a rimanere seduti per l’intera sessione (3 quarti o un’ora) e a completare la sessione di camminata per l’intera sessione. Tenete presente che nel corso della pratica meditativa si verificherà un certo sviluppo graduale e che, anche se all’inizio di un ritiro non riuscite a rimanere seduti per l’intera sessione, sappiate che il vostro corpo si adatterà gradualmente fino a quando sarà possibile. Anche se all’inizio potreste non essere in grado di completare l’intera ora di una sessione di camminata, gradualmente svilupperete la forza e la capacità di farlo.
  • In presenza di pigrizia e torpore, mente distratta, dolori e fastidi e difficoltà a seguire il programma, potrebbe sorgere naturalmente un certo scoraggiamento. In questo caso, prendi semplicemente lo scoraggiamento stesso come oggetto di osservazione, etichettalo, osservalo in modo distaccato e conosci la sua natura e scopri che prima o poi questo fenomeno mentale, come tutti gli altri, scomparirà.

  • Bevi abbastanza acqua.
  • Alcuni partecipanti al ritiro mangiano molto poco o mangiano sempre meno, o addirittura digiunano! La meditazione Vipassana intensiva richiede che il partecipante mangi una quantità moderata di cibo per fornire al corpo nutrimento e forza.
  • Alcuni partecipanti al ritiro tollerano la stitichezza per tre o più giorni; affrontatela al più presto assumendo lassativi naturali o facendo esercizi che inducano l’evacuazione.
  • Nel corso di un ritiro di meditazione intensivo, il bisogno di sonno notturno varierà, a volte diminuendo, a volte aumentando; non è consigliabile privarsi deliberatamente del sonno o praticare volontariamente per tutta la notte.
  • Alcuni partecipanti al ritiro affrontano livelli di dolore lancinanti! Se il dolore diventa lancinante, sentitevi liberi di cambiare la posizione seduta lentamente e consapevolmente!
  • Alcuni partecipanti al ritiro presumono erroneamente che i pensieri non debbano sorgere durante la meditazione Vipassana. Questa è una supposizione errata. Invece, i pensieri dovrebbero essere inclusi come oggetti di osservazione.
  • Alcuni partecipanti al ritiro si mettono inutilmente sotto pressione nutrendo aspettative elevate in termini di raggiungimento del Dhamma o competendo con gli altri meditanti. Questo è controproducente. Prendete invece l’aspettativa o un pensiero di competizione come oggetto di osservazione, etichettatelo, osservatelo e comprendetene la natura!
  • Alcuni partecipanti al ritiro cercano di esercitare un controllo completo sugli stati mentali indesiderati, il che ovviamente non è realistico. Cercate di osservare gli stati mentali indesiderati con un atteggiamento mentale di accettazione o di apertura.
  • Alcuni partecipanti al ritiro spingono la mente oltre i suoi limiti, in stati di paura estrema, preoccupazione, senso di colpa, autocritica e simili. Mantenete la vostra pratica equilibrata! Se sperimentate livelli estremi di paura, depressione, ansia, euforia, iperattività, informate l’insegnante senza indugio! In generale, cercate di osservare gli oggetti con un atteggiamento mentale calmo, distaccato, rilassato ma vigile.

Nel corso della meditazione Vipassana, possono verificarsi molte esperienze diverse. Ogni persona vivrà la meditazione in modo leggermente diverso. È importante non sviluppare aspettative su come la pratica dovrebbe svolgersi basandosi su conoscenze teoriche pregresse, sull’esperienza altrui o sulla propria pratica precedente. L’intera gamma di esperienze umane può emergere durante la meditazione e qualsiasi oggetto, non importa quale sia, è un ottimo campo di osservazione e offre un’opportunità per imparare e acquisire saggezza. Abbi fiducia nell’insegnante e in te stesso! A volte la pratica può diventare difficile, ma con una mente equilibrata e con l’aiuto e la guida dell’insegnante e dei volontari del centro puoi trovare il modo corretto per continuare a praticare.

Siamo qui per supportarti in ogni modo e ogni volta che hai bisogno di aiuto, soprattutto quando affronti delle difficoltà. Non esitare a chiedere aiuto o consiglio se senti di non essere in grado di affrontare qualsiasi cosa emerga nella tua pratica. Sii paziente e cerca di non giudicare te stesso, gli altri o il metodo. Fai del tuo meglio, pratica con tutto il cuore e con uno sforzo equilibrato e lascia che la pratica si svolga naturalmente. Sii onesto, sincero, accurato e franco nei tuoi resoconti all’insegnante! Non nascondere o cercare di compiacere il tuo insegnante, riferisci semplicemente qualsiasi cosa tu sperimenti, che sia chiara o meno! Sii onesto nel tuo comportamento! Mantieni i precetti e le regole del centro; sono lì per il tuo beneficio e per il tuo sviluppo nella pratica meditativa. Se praticato correttamente, questo metodo può apportare grandi benefici. Sfrutta l’opportunità che hai di praticare con cura e rispetto per ottenere la vera libertà interiore, attraverso il graduale sviluppo della purezza mentale. In questo modo, si impara a sentirsi a proprio agio in ogni ambito della vita.

PANDITARAMA LUMBINI
Website: 
www.panditarama-lumbini.info

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